Natalia Sanmartín: «La comunión en la mano es un caballo de Troya en la Iglesia»

Infovaticana entrevista a la periodista y escritora Natalia Sanmartín Fenollera:

Creo que la historia de la comunión en la mano es la historia de un caballo de Troya. Siempre me llama la atención que se hable tanto sobre las tensiones que vivió el Papa Pablo VI por la encíclica Humanæ Vitæ y tan poco sobre las que le produjo este conflicto y sobre el modo en que intentó reconducirlo. Durante su pontificado, él reafirmó la que sigue siendo la ley general de la Iglesia en este ámbito, la comunión en la lengua, y estableció un indulto, una excepción, para resolver el problema de algunas regiones donde la comunión en la mano se practicaba en abierta desobediencia a Roma, entre ellas Bélgica, Holanda y Alemania. La decisión le produjo mucho sufrimiento, porque no era partidario de la medida, como tampoco lo fueron la mayoría de los obispos que consultó antes de tomarla. Temía que hacerlo debilitase la fe en la presencia real de Cristo en el sacramento, un temor que él mismo confirmó más tarde y que le llevó a limitar el indulto, aunque no logró evitar que la práctica se generalizase. Lo terrible de todo esto es que lo que nació como una respuesta pastoral a una desobediencia se ha convertido en una práctica generalizada y hasta impuesta, como hemos visto en esta pandemia, en la que se ha aplastado de forma intolerable la piedad y los sentimientos religiosos de todos los fieles que comulgamos como prescribe la ley de la Iglesia.
Para mí es una cuestión fundamental de adoración y de veneración a Dios. Si se cree no solo intelectualmente, sino también, por decirlo así, con las entrañas, que Cristo está realmente en el sacramento, la única actitud posible es postrarse de rodillas ante Él y recibirlo como hicieron los grandes santos, los mártires y la inmensa mayoría de los cristianos que nos han precedido.

Gutting the Mystery out of the Mystery

From The Catholic World Report:

1) Ordinary prayers and responses in Latin
2) Tabernacle in the sanctuary
3) Altar rails
4) 3 hour Communion fast
5) Communion kneeling
6) Ad orientem
7) No extraordinary ministers
8) Communion on the tongue
9) Singing the proper antiphons with psalms before hymns
10) Chanting the presidential prayers (Collect, Preface, etc.) and the acclamations
11) Using incense, bells, and beautiful vestments

All can be done within the Ordinary Form.

(List by Father Matt Fish @frmattfish)

À propos de l’interdiction de la communion donnée sur la langue

L’interdiction de la communion sur la langue est de soi invalide. À supposer même qu’il soit avéré que la distribution de la communion sur la langue entraîne un risque sanitaire déraisonnable, il serait de toute manière nécessaire que d’éventuelles mesures prises à ce sujet aient un fondement légal incontestable, surtout en une matière aussi sensible.
L’interdiction de la distribution de la communion sur la langue décidée par de nombreux évêques se fonde sur le présupposé implicite, jamais formulé ouvertement, que ce rite liturgique présenterait un plus grand risque de contamination que la distribution de la communion dans la main. Or cela n’est pas démontré. En tous cas, du point de vue historique, la pratique millénaire de la communion administrée sur la langue, même par temps d’épidémie, n’a apparemment pas été un facteur significatif de contamination. S’il en avait été autrement, jamais les responsables ecclésiastiques n’auraient maintenu cette pratique en temps de crise sanitaire.

Article paru dans Sedes Sapientiæ n° 153 (3/2020), p. 47-59

L’imposizione della Comunione sulla mano: un abuso e una forma di clericalismo

Molti sostengono che le conferenze episcopali regionali e/o il singolo vescovo diocesano possano proibire la Comunione in bocca. Ma è veramente così? Innanzitutto possiamo notare che questi “provvedimenti” sono per lo più semplici comunicati o lettere, presentando quindi delle lacune dal punto di vista formale e giuridico e pertanto non possono in alcun modo abrogare o sospendere la norma generale della Comunione in bocca. Perché è proprio questo il punto fondamentale: la Comunione sulla lingua è la norma generale che regola la distribuzione dell’Eucaristia, confermata in modo solenne dalla Santa Sede con l’Istruzione Memoriale Domini del 29 maggio 1969. Quindi è il legislatore supremo, la Sede Apostolica, ad aver confermato la norma generale della Comunione in bocca. La stessa Istruzione prevede anche la possibilità di chiedere l’indulto della Comunione sulla mano, che dal punto di vista giuridico è una eccezione alla legge e che pertanto non può per sua natura diventare la norma generale. Per questo motivo un vescovo nella propria diocesi può fare tranquillamente un decreto con il quale vieta la Comunione sulla mano (come ha fatto il vescovo di Oruro in Colombia nel 2016), ma non può fare il contrario, ossia vietare la Comunione in bocca.

Leggi qui l’intero articolo di don Federico Bortoli.

Comunione sulle mani. Ecco perché non è solo questione meccanica

In riferimento alla Comunione sulle mani, bisognerebbe sostare a riflettere per capire come muta il mio rapporto con la Verità in base al tipo di manipolazione che permetto rispetto alla Eucaristia. Disporre che solo i sacerdoti consacrati possano manipolare le particole consacrate o al contrario che anche i fedeli ne abbiano facoltà significa aprire a un rapporto ben differente con la realtà manipolata e quindi con la Verità. Ma, a un livello ulteriore, imporre a tutti il secondo tipo di manipolazione significa obbligare tutti a un nuovo tipo di disvelamento. Ora, si badi bene, questa nuova costrizione impone peraltro a tutti un rovesciamento di paradigma, che ci sospinge in massa su di una posizione opposta a quella dei nostri predecessori nella fede (come notato nei precedenti articoli, in realtà ci pone in opposizione anche coi documenti magisteriali finora validi). Infine, tale rivoluzione pratica, cui sarà inevitabilmente connessa una rivoluzione nel rapporto alla verità, ufficialmente non è nemmeno fatta a motivo di fondati ragionamenti teologico-spirituali, ma solo per un adattamento a norme burocratico-sanitarie. Quindi non posso che domandarmi: davvero a partire da un accordo giuridico-medicale siamo disposti a mettere a repentaglio il senso del nostro rapporto con la verità eucaristica?

Leggi l’intero articolo di don Marco Begato sdb sul blog di Aldo Maria Valli.

Leggi qui e qui i precedenti contributi di don Marco Begato sdb sull’argomento.

Comunione sulle mani / Ecco come avviene l’apostasia eucaristica

Mi chiedo se l’interdizione della Comunione sulla mano favorisca la suprema legge della Chiesa, che è la salvezza delle anime, o invece finisca con l’ostacolarla. Imporre la Comunione sulla mano – una dispensa, secondo la Memoriale Domini, concessa agli spiriti più moderni e quindi un allontanamento dall’adorazione eucaristica tradizionale – per molti fedeli significa violare la propria coscienza credente. Con quale autorità e con quali frutti? E con quale esito circa il concetto di fede e di coscienza? Se la mia fede eucaristica è fatta di segni esteriori vacui, cui è bene rinunciare davanti a una crisi sanitaria, che valore avranno questa fede e questi segni? Se la mia fede ha come unico elemento l’obbedienza ad autorità locali e nessun altro radicamento in una verità più profonda cui attingere guidati dallo Spirito del Risorto, che solidità e che senso porta con sé tale fede?

Leggi l’intero articolo di don Marco Begato sdb sul blog di Aldo Maria Valli.

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Comunione sulle mani. Andiamo verso l’apostasia eucaristica?

Stando alla Tradizione, recepita in modo aggiornato dalla Memoriale Domini (Paolo VI 1969), la prassi della comunione eucaristica prevede di norma la comunione sulla lingua. La scelta di comunicarsi sulle mani è presentata dal Magistero come un atto eccezionale e riservato. In ogni caso l’accesso all’Eucaristia deve essere accompagnato da gesti di adorazione, sia pur sobri ma espliciti.
Da anni però assistiamo all’offuscamento di tale prassi. Ricordandoci – come insegnava Benedetto XVI – che il Concilio dei mass media ha prevalso su quello dei Padri, mi chiedo se non sia avvenuto che anche la Comunione dei media abbia prevalso su quella dei Padri. Non solo l’eccezione è divenuta abitudine, ma in vari luoghi è insegnata come scelta preferenziale, oppure imposta come unica opzione possibile, e in ogni caso di segni di adorazione se ne vedono sempre meno, quando non vengano essi stessi scoraggiati dai pastori.

Leggi l’intero articolo di don Marco Begato sdb sul blog di Aldo Maria Valli.

Leggi qui e qui due ulteriori contributi di don Marco Begato sdb sull’argomento.

Obispos de Extremadura: “No puede prohibirse la Comunión en la boca”

Mensaje de los obispos de Extremadura con motivo de la pandemia de la Covid-19:

Hay que evitar restricciones arbitrarias o que se limiten los derechos de los fieles. En concreto, por más que sea preferible la comunión en la mano por razón de la situación, no puede prohibirse la comunión en la boca, como ha ocurrido en algunas ocasiones, a veces incluso cuando el fiel estaba ya a punto de recibirla. Confiamos al buen sentido pastoral de los sacerdotes que procuren fórmulas que permitan vivir con paz y sin tensión un momento como ése, de particular intensidad espiritual.

Leer el mensaje completo aquí.

‘Let us return to the Eucharist with joy’

Cardinal Robert Sarah, prefect of the Vatican’s dicastery for liturgy and sacraments, sent a letter to bishops around the world, urging a return to Mass, with proper safety protocols observed amid the coronavirus pandemic. Here is the full text of that letter.

Due attention to hygiene and safety regulations cannot lead to the sterilisation of gestures and rites, to the instilling, even unconsciously, of fear and insecurity in the faithful.
The faithful should be recognised as having the right to receive the Body of Christ and to worship the Lord present in the Eucharist in the manner provided for, without limitations that go even beyond what is provided for by the norms of hygiene issued by public authorities or Bishops.

«Torniamo con gioia all’Eucaristia!»

La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha inviato ai presidenti delle Conferenze episcopali una lettera — diffusa nella mattina di sabato 12 settembre — sulla celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia del covid-19. Qui il testo in italiano.

La dovuta attenzione alle norme igieniche e di sicurezza non può portare alla sterilizzazione dei gesti e dei riti, all’induzione, anche inconsapevole, di timore e di insicurezza nei fedeli.
Si riconosca ai fedeli il diritto di ricevere il Corpo di Cristo e di adorare il Signore presente nell’Eucaristia nei modi previsti, senza limitazioni che vadano addirittura al di là di quanto previsto dalle norme igieniche emanate dalle autorità pubbliche o dai Vescovi.