Introduzione al Canto Gregoriano

Questa trattazione complessa ed articolata intende fornire all’utente tutti i sussidî ed i chiarimenti di cui necessita riguardo al canto gregoriano.  Chiarimenti soprattutto di natura strutturale e schiettamente pratica; non di ordine teorico o teologico o ancor più musicologico.

Non è nostra intenzione quella di stilare un trattato teorico-pratico di canto gregoriano che competa con quelli scritti da eminenti studiosi gregorianisti, né abbiamo la presunzione di sostituirci alla preziosa risorsa dell’esperienza di tanti maestri di cappella e praticanti del canto gregoriano. Tuttavia, e ci preme sottolinearlo, questo manuale non nasce dalla trasposizione in chiave semplicistica di nozioni scritte in un manuale, in un corso scritto; anzi, qui di teoria si troverà proprio il minimo indispensabile, ciò che basta di storico per inquadrare la tematica e quanto abbisogna per evidenziare certe problematiche d’interpretazione. Tutt’altro: questa trattazione si basa sull’esperienza diretta sul campo e su quella indiretta di maestri e insegnanti, la quale è stata unita sia al necessario fondamento teorico che al buonsenso ed alla facoltà di cercare soluzioni adeguate per le parrocchie, dato che non tutte le realtà italiane sono in grado di adottare il canto gregoriano in modo completo.

Scarica il trattato completo in PDF qui.

La formula EUOUAE

La formula EUOUAE serve per il canto, ma non per ragioni ritmiche quanto piuttosto come aiuto mnemonico alla esecuzione dei toni gregoriani. I toni salmodici gregoriani sono otto (più il tono peregrino, di uso molto particolare e circoscritto, il tono detto in directum e alcuni altri toni di uso molto raro), ciascuno dei quali è caratterizzato da una melodia mediana (da fare all’asterisco del versetto, per chi è pratico della Liturgia delle Ore) che è sempre uguale, mentre la melodia conclusiva, alla fine del versetto, può variare notevolmente, ed è indicata da una lettera dell’alfabeto; per es. l’indicazione 1f significa primo tono, conclusione in fa (il che comporta una specifica melodia della conclusione del versetto); oppure 1g3 significa primo tono, conclusione in sol, con una specifica melodia finale che differisce da quelle g1 e g2, pure terminanti in sol.
Poiché ricordare a memoria i sette toni (ovvero le melodie da fare prima dell’asterisco) è semplice, almeno per chi pratica la salmodia con canto gregoriano, mentre ricordare le numerose melodie finali sarebbe molto complesso, al termine dell’antifona con relativa melodia viene posto il testo EUOUAE, con sopra la melodia della specifica conclusione finale da utilizzare per quel salmo; e così la sua esecuzione è facilitata.

EUOUAE is an abbreviation used in Latin psalters and other liturgical books to show the distribution of syllables in the differentia or variable melodic endings of the standard Psalm tones of Gregorian chant. It derives from the vowels in the words “sæculorum Amen” of the lesser doxology or Gloria Patri, which ends with the phrase In sæcula sæculorum, Amen.

EUOUAE es una regla mnemotécnica que se utilizó en la música de la Edad Media para hacer referencia a la secuencia de tonos en el pasaje “sæculorum Amen” de la doxología menor, Gloria Patri que termina con la frase in sæcula sæculorum, Amen. (por los siglos de los siglos, Amén). En las fuentes de canto llano la differentia, es decir, la fórmula melódica que debe ser cantada al final de cada línea de salmodia, se puede escribir sobre cualquiera de las letras EUOUAE, en representación de la primera y la última vocal de Sæculorum, Amen.

EUOUAE é um mnemônico que era usado em música medieval para denotar a sequência de tons na passagem “sæculorum Amen” da doxologia menor, Gloria Patri, que termina com a frase In sæcula sæculorum, Amen. Em cantochãos, a differentia, isto é, a fórmula melódica a ser cantada no final de cada linha da salmódia cantada, poderia ser escrita com as letras EUOUAE, representando a primeira e a última vogal de “sæculorum Amen“.

EUOUAE est un mnémonique utilisé dans la musique médiévale et le chant grégorien pour représenter la séquence de neumes correspondant au passage «sæculorum, Amen» du Gloria Patri.

Chi impara a credere impara a inginocchiarsi

Chi impara a credere impara a inginocchiarsi, una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. Per questo il divieto di inginocchiarsi appare come l’essenza stessa del diabolico. O Gesù, come non inginocchiarsi davanti alla tua umiltà, giunta fino alla morte di croce? E pensare che nella liturgia celeste descritta dall’Apocalisse, l’inginocchiarsi – proskynein – ricorre 24 volte. Per questo il piegare le ginocchia alla tua presenza, di te Dio vivente, è irrinunciabile.

Leggi la lettera completa di Mons. Nicola Bux sul sito di Aldo Maria Valli.

Intervista a don Federico Bortoli

Un sacerdote, don Federico Bortoli, compie lo studio più approfondito su come si è arrivati a concedere la distribuzione della comunione in mano che Paolo VI e la maggioranza dei vescovi bocciò. Anzitutto con un indulto che doveva essere rivolto solo a quelle diocesi dove si commettevano abusi. Ma poi la “moda” è dilagata. Resta il fatto che la ricezione della comunione in ginocchio e in bocca sia legge universale della Chiesa, la forma consuetudinaria attuale sia solo frutto di una concessione.

Intervista completa di Luisella Scrosati a don Federico Bortoli qui.

Dominica IV Adventus – 23 Dec 2018

Ant. ad introitum Is 45, 8
Roráte, cæli, désuper, et nubes pluant iustum;
aperiátur terra et gérminet Salvatórem.

Non dicitur Glória in excélsis.

Collecta
Grátiam tuam, quǽsumus, Dómine,
méntibus nostris infúnde, ut qui, Angelo nuntiánte,
Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus,
per passiónem eius et crucem
ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per Dóminum.

Dicitur Credo.

Super oblata
Altári tuo, Dómine, superpósita múnera
Spíritus ille sanctíficet,
qui beátæ Maríæ víscera sua virtúte replévit.
Per Christum.

Præfatio II de Adventu.

Ant. ad communionem Is 7, 14
Ecce Virgo concípiet, et páriet fílium;
et vocábitur nomen eius Emmánuel.

Post communionem
Sumpto pígnore redemptiónis ætérnæ,
quǽsumus, omnípotens Deus,
ut quanto magis dies salutíferæ festivitátis accédit,
tanto devótius proficiámus
ad Fílii tui digne nativitátis mystérium celebrándum.
Qui vivit et regnat in sǽcula sæculórum.

Adhiberi potest formula benedictionis sollemnis.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Messalino in PDF con letture in lingua italiana (da stampare su fogli A3 fronte/retro)

Missalette in PDF with readings in English (to be printed on A3 sheets, front/back)

Dove si trovano i canti gregoriani da utilizzare per la liturgia?

Vi segnaliamo qui in particolare tre raccolte, con caratteristiche e scopi diversi fra loro.

La prima è il Graduale Romanum. Edito nel 1974 per volere di Papa Paolo VI, è il frutto del lavoro di un’apposita commissione vaticana che aveva il compito di applicare le indicazioni sulla musica liturgica formulate dal Concilio Vaticano II e, nel contempo, utilizzare il fondamentale lavoro sul canto gregoriano sviluppato dai monaci dell’abbazia di Solesmes.

Il secondo libro è il Graduale Simplex, pubblicato nel 1967 come conseguenza della raccomandazione contenuta nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium: “Conviene che si prepari un’edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese minori”.

Infine il Liber usualis, oggi reperibile nell’ultima versione aggiornata del 1962, che ha il vantaggio, rispetto alle prime due raccolte, di contenere non solo le melodie per la Messa ma anche quelle per l’Ufficio delle ore.

(Testo tratto dal documento I libri del canto gregoriano)

GregoBase – A database of gregorian scores

La Tradizione è moderna – intervista a mons. Valentino Miserachs Grau

Alcuni ci dicono di non riuscire più a seguire con attenzione e devozione la messa, distratti da tanta incuria per quanto riguarda i canti e la musica durante il sacrificio eucaristico. E anch’io quando vado a dir messa in parrocchia da qualche mio amico parroco, rimango attonito.
Non bisogna farsi troppe illusioni di risalire in poco tempo dal baratro in cui siamo caduti. Bisogna ricominciare poco a poco. Fare dei piccoli passi. È un po’ come insegnare a parlare e a camminare a un bambino. O, meglio ancora, è come andare al catechismo, a imparare i fondamentali della nostra fede.

Basterebbe che ogni parroco si procurasse il Liber cantualis dei padri benedettini di Solesmes che raccoglie i canti più semplici ed essenziali del gregoriano come il Credo, il Gloria, il Pater noster. O il libretto voluto da Paolo VI nel 1974 Iubilate Deo. C’è pure il repertorio pubblicato dal nostro Istituto: Celebriamo cantando i misteri della salvezza, un’antologia da noi preparata di canti gregoriani e in lingua italiana per tutte le circostanze dell’anno liturgico. Lo ristampiamo continuamente. Oltretutto, spesso inviamo i nostri insegnanti a dare una mano ai parroci.
Un’altra cosa facile da fare sarebbe far sì che nelle cattedrali, nelle chiese maggiori, nei seminari, nelle congregazioni religiose si celebrasse almeno una messa settimanale cantando il gregoriano nell’ordinario della messa. O, se risultasse troppo faticoso, almeno una volta al mese.

Leggi l’intervista completa sul sito di 30Giorni.

CD “Cantus Traditionis” – free download

IL CD “I CANTI DELLA TRADIZIONE”
I canti gregoriani più semplici che i fedeli sono invitati a imparare e cantare secondo l’intenzione della costituzione del Concilio Vaticano II sulla Sacra Liturgia.
È possibile scaricare gratuitamente sia il CD che il libretto nell’area download del sito 30 Giorni.

THE CHANTS OF TRADITION
The most simple Gregorian chants that the faithful are invited to learn to sing according to the intention of Vatican Council II’s Constitution on the Sacred Liturgy.
CD and Pdf downloads

LES CHANTS DE LA TRADITION
Les chants grégoriens les plus simples que les fidèles sont invités à apprendre et à chanter conformément aux intentions de la Constitution du Concile Vatican II sur la sainte liturgie.
CD et Pdf Téléchargement

LOS CANTOS DE LA TRADICIÓN
Los cantos gregorianos más sencillos para que los fieles los aprendan y canten, según aconseja la Constitución del Concilio Vaticano II sobre la Sagrada Liturgia.
CD y Pdf área download

DIE GESÄNGE DER TRADITION
Die einfachsten Gregorianischen Gesänge, die die Gläubigen laut Weisung der Konzilskonstitution über die heilige Liturgie lernen und singen sollen.
CD und Pdf downloads

OS CANTOS DA TRADIÇÃO
Os cantos gregorianos mais simples que os fiéis são convidados a aprender e cantar segundo a intenção da Constituição do Concílio Vaticano II sobre a Sagrada Liturgia.
CD e Pdf área download

Download full zipped CD here or here.

Una messa (in latino) contro la depressione

di Silvana De Mari

Viviamo nell’epoca più pacifica e ricca della storia, ma siamo la generazione più disperata: abbiamo perso i riti condivisi, il mezzo per propagare le emozioni in una comunità coesa. Se vogliamo recuperare l’identità smarrita, riscopriamo l’eucaristia tradizionale.

Perché siamo depressi? Perché abbiamo perduto il senso di identità, abbiamo sostituito (caso unico nella storia) la religione con il nulla e non abbiamo più riti condivisi. Perciò la lezione di oggi dà un’indicazione chiara: per diventare infrangibili si può cominciare ad andare a messa. Magari in latino.

Perché è successo? Perché la prima generazione dall’inizio del mondo che non ha conosciuto né fame né guerra né epidemia è la più triste disperata? La depressione, i disturbi fobici sono aumentati del 1.200% negli ultimi 50 anni, i disturbi alimentari preferiamo non contarli.
Uno: ci siamo allontanati dal sole, e niente serotonina.
Due: abbiamo perso il movimento, elemento essenziale all’assetto dei neurotrasmettitori.
Tre: i giornali, la televisione, i media. Un giornale per rendere deve pubblicare l’eccezione, e l’eccezione è il male. I media ci parlano della nazione devastata dalla guerra, che è l’eccezione, non delle centinaia di nazioni che sono in pace, che sono la regola. Se facciamo i conti dei morti ammazzati, in percentuale, sull’astronomica cifra di 7 miliardi di creature umane, scopriremo che questa è l’epoca di minore violenza dall’inizio del mondo. Il telegiornale ci parla dell’uomo che ha fatto la rapina, non dei milioni di uomini che non l’hanno fatta perché loro sono la banale norma. I giornali e la televisione seguiti costantemente ci daranno l’impressione di vivere in un mondo orrendo, quello che non acquistiamo la capacità di ricostruire le proporzioni esatte attraverso i numeri.
Quattro, (forse il punto più importante): da 60 anni a questa parte siamo diventati l’unico popolo mai esistito che ha rinnegato la propria religione per non rimpiazzarla con nulla, se non il vuoto.

Siamo l’unica civiltà priva di celebrazioni con valore sociale. Quelle che resistono hanno perso ogni bellezza: è il caso della musica sacra dopo il Vaticano II.

Noi abbiamo perso il rito. Il rito è un’emozione condivisa, quindi il rito è il mezzo attraverso cui le emozioni si propagano e si moltiplicano. Se sono un’esperta di meditazione, riuscirò da sola con la mia mente a raggiungere picchi di estasi, come fanno normalmente molti monaci buddisti; quei picchi sono facilmente raggiungibili se appartengo a un gruppo che sta celebrando un rito, che questo rito sia la preghiera, magari in qualche posto particolare come Lourdes o Međugorje. Anche un rito completamente laico come assistere tutti insieme a una partita di calcio, oppure un rito (perché è un rito) come l’opera lirica o il concerto rock moltiplica emozioni, sia pure in maniera minore di quello religioso, e chiunque non condivida quel tipo di emozione trova il rito ridicolo. Ridicolo è una parola di disprezzo e disapprovazione. Tanto più basso è il nostro livello di disprezzo e disapprovazione, tanto più alta è la nostra capacità di provare gioia in quel rito. Qualsiasi rito è ridicolo per coloro che non lo condividono. Chi non condivide il calcio trova bizzarro tutto l’entusiasmo dei tifosi; il mio vicino di casa che detesta la lirica, non ha mai capito perché diavolo spendiamo dei quattrini per andare a sentire una cosa che peraltro abbiamo già sentito, e come sia possibile che ci colino le lacrime, quando il personaggio femminile muore di tubercolosi, tenendo presente che lo sapevamo già che sarebbe morta di tubercolosi, da anni.
Una delle cause di questo aumento folle della depressione è la perdita del rito religioso condiviso: noi siamo l’unica società, l’unica civiltà dall’inizio dell’esistenza dell’uomo che non ha riti condivisi. Solamente il 10%, una persona su dieci, in Europa va a messa, il che non permette ai propri figli di condividere il rito. Una seconda causa è la perdita della bellezza e della religiosità del rito condiviso. Il Concilio Vaticano II ha tolto dalla messa la musica di Johann Sebastian Bach e di Wolfgang Amadeus Mozart: è dimostrato che questa musica ha vibrazioni straordinarie che sostengono il cervello umano. Le ridicole canzoncine che si sentono oggi durante la messa sono avvilenti. La bellezza degli altari è stata desacralizzata in «mense» di plastica e ferro. La lingua sacra, il latino, che era la stessa dalla Polonia al Sud America dal primo al XX secolo, è stata cancellata e così l’ecumenismo è morto. La messa cattolica è stata imbruttita, secolarizzata, ridicolizzata. Gli alberi si riconoscono dai frutti. Mezzo secolo dopo la riforma liturgica del Vaticano II, una riforma che ha spazzato via 2.000 anni di storia per sostituirli con una modernità agonizzante, che ha spazzato via il sacro per sostituirlo con il sociale, le chiese sono vuote, trasformate in centri commerciali e moschee e potrebbero non sopravvivere alla prossima generazione per mancanza di sacerdoti.
I nostri figli devono avere un rito condiviso; non fate vivere i bambini senza un rito condiviso, è una violenza. Molti pensano: ma se io ingabbio mio figlio in una religione è una violenza. No, è una violenza se tu gli dici, tu fai parte di questa religione, se mai ne uscirai noi ti ammazziamo, quella è violenza. La perdita del rito condiviso è qualcosa di gravissimo, i nostri figli non hanno qualcuno da pregare quando moriamo. Potremmo anche morire che loro sono bambini e allora l’unica potenza gli arriverà dal rito condiviso; non è solo questo, il rito condiviso è anche altro. Cosa vuol dire costringere un bambino piccolo a stare fermo e zitto vicino a papà e mamma, mentre questi sono in chiesa ad ascoltare la messa oppure in sinagoga ad ascoltare la celebrazione dello Shabbat o in qualche altro posto ad ascoltare qualche altra roba; questo bambino non ha la sensazione della solitudine, perché papà e mamma sono vicino a lui, ma deve stare fermo e zitto, deve subire una frustrazione, non può giocare con mamma, non può chiacchierare con papà. Tutte le volte che cerca di fare qualche cosa gli arriva un’occhiataccia. Quindi è frustrato, noi cresciamo solo sulle frustrazioni ed è imponendo a questi bambini questa frustrazione, che loro imparano a stare fermi e zitti. Il bambino concentra l’attenzione su cose straordinarie: musica straordinaria, immagini straordinarie, odori straordinari, come l’incenso. Quindi esegue operazioni necessarie a uno sviluppo armonioso della capacità di concentrazione.

Non è una violenza trasmettere ai figli la propria religione. In chiesa imparano l’ordine e a contenere gli impulsi: lezione utile nella vita.

Studi enormi dimostrano l’importanza della spiritualità non solo nella costruzione della felicità, ma anche nella costruzione dell’equilibrio neurologico.
Quindi: istruzioni per diventare infrangibili. Cercate una chiesa dove dicano la messa in latino e andate a sentirla. La traduzione è su internet, ma è molto più bello procurarsi un messale, e sentire il peso della carta sapendo che quelle parole sono state le stesse per secoli e che per secoli rimarranno tali. Vuol dire avere un ponte con tutti gli antenati che ci hanno preceduto. Se non siete credenti e se non sapete il latino fatelo ugualmente. Nessuno può vivere senza identità. Se siete credenti ritroverete il senso del sacro e quello della bellezza.

Articolo originale qui.

Riprodotto per gentile concessione de La Verità.

Dominica III Adventus – 16 Dec 2018

In hac Missa adhibetur color violaceus vel rosaceus.

Ant. ad introitum Phil 4, 4-5
Gaudéte in Dómino semper: íterum dico, gaudéte.
Dóminus enim prope est.

Non dicitur Glória in excélsis.

Collecta
Deus, qui cónspicis pópulum tuum
nativitátis domínicæ festivitátem fidéliter exspectáre,
præsta, quǽsumus,
ut valeámus ad tantæ salútis gáudia perveníre,
et ea votis sollémnibus álacri semper lætítia celebráre.
Per Dóminum.

Dicitur Credo.

Super oblata
Devotiónis nostræ tibi, Dómine, quǽsumus,
hóstia iúgiter immolétur,
quæ et sacri péragat institúta mystérii
et salutáre tuum nobis poténter operétur.
Per Christum.

Præfatio I vel II de Adventu.

Ant. ad communionem Cf. Is 35, 4
Dícite: Pusillánimes, confortámini et nolíte timére:
ecce Deus noster véniet et salvábit nos.

Post communionem
Tuam, Dómine, cleméntiam implorámus,
ut hæc divína subsídia, a vítiis expiátos,
ad festa ventúra nos prǽparent.
Per Christum.

Adhiberi potest formula benedictionis sollemnis.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Messalino in PDF con letture in lingua italiana (da stampare su fogli A3 fronte/retro)

Missalette in PDF with readings in English (to be printed on A3 sheets, front/back)