Ad Orientem: Turning Things Around in the Church

From OnePeterFive:

It’s time to start making Mass about Christ, and only Christ, once again.  Having priests turn around and face Him, to lead us in worship of Him not only in spirit and word, but also in physical posture, is a great and necessary first step. That would be the first place to set a tone that says, “This parish and its Masses are about worshipping God. Social events, floor shows, and charismatic priests are not our focus.”

Full article by Ken Foye here.

Traducción en Español aquí.

Sobre la Misa Ad Orientem: Dando la vuelta a las cosas en la iglesia

De InfoVaticana:

Es hora de comenzar a hacer la misa con Cristo en el centro, y solo Cristo, nuevamente. Hacer que los sacerdotes se vuelvan y estén frente a Él, para que nos guíen a adorarlo, no solo en espíritu y palabra, sino también con la postura física; es un primer paso importante y necesario. Ese sería el primer paso para establecer una señal que diga: “esta parroquia y sus misas son para adorar a Dios. Los eventos sociales, los shows en el escenario y los sacerdotes carismáticos no son nuestro centro”.

Artículo completo por Ken Foye aquí.

Original article in English here.

Patriarch Gregorios III Letter on Liturgy / Lettera sulla Liturgia

41.  The Instruction for applying the liturgical prescriptions of the code of canons of the eastern churches mentions the importance of Praying towards the East in No. 107, “Ever since ancient times, it has been customary in the prayer of the Eastern Churches to prostrate oneself to the ground, turning toward the east; the buildings themselves were constructed such that the altar would face the east. Saint John of Damascus explains the meaning of this tradition: ‘It is not for simplicity nor by chance that we pray turned toward the regions of the east …. Since God is intelligible light (1 John 1: 5), and in the Scripture, Christ is called the Sun of justice (Malachi 3: 20) and the East (Zechariah 3: 8 of the LXX), it is necessary to dedicate the east to him in order to render him worship. The Scripture says: ‘Then the Lord God planted a garden in Eden, in the east, and he placed there the man whom he had formed’ (Genesis 2: 8). … In search of the ancient homeland and tending toward it, we worship God. …Waiting for him, we prostrate ourselves toward the east. It is an unwritten tradition, deriving from the Apostles.’

This rich and fascinating interpretation also explains the reason for which the celebrant who presides in the liturgical celebration prays facing the east, just as the people who participate. It is not a question, as is often claimed, of presiding the celebration with the back turned to the people, but rather of guiding the people in pilgrimage toward the Kingdom, invoked in prayer until the return of the Lord.

Such practice, threatened in numerous Eastern Catholic Churches by a new and recent Latin influence, is thus of profound value and should be safeguarded as truly coherent with the Eastern liturgical spirituality.”

41. L’Istruzione per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del codice dei canoni delle chiese orientali menziona l’importanza di pregare verso l’Est nel num. 107: Sin da tempi antichissimi era in uso nella preghiera delle Chiese orientali prostrarsi fino a terra, rivolgendosi verso oriente; gli stessi edifici sacri venivano costruiti in modo che l’altare fosse rivolto ad oriente. San Giovanni Damasceno spiega il significato di questa tradizione:
«Non è per semplicismo e per caso che preghiamo rivolti verso le regioni d’oriente (…). Poiché Dio è luce (1Gv 1,5) intelligibile e nella Scrittura il Cristo è chiamato Sole di giustizia (Mal 3,20) e Oriente (Zac 3,8 secondo la LXX), per rendergli culto è necessario dedicargli l’oriente. Dice la Scrittura: “Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato” (Gen 2,8). (…) Alla ricerca della patria antica e ad essa tendendo, rendiamo il culto a Dio. Anche la tenda di Mosè aveva il telo e il propiziatorio rivolti ad oriente. E la tribù di Giuda, in quanto era la più insigne, si accampò dalla parte rivolta ad oriente (cfr Num 2,3). Nel tempio di Salomone la porta del Signore era rivolta ad oriente (cfr Ez 44,1). Infine, il Signore messo in croce guardava verso occidente, e così noi ci prostriamo rivolgendoci in direzione di lui. Al momento di ascendere in cielo era innalzato verso oriente e così i discepoli lo adorarono, e così verrà, nel modo in cui essi lo hanno visto ascendere in cielo (cfr At 1,11), come lo stesso Signore disse: “Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24,27). Attendendo lui, ci prostriamo verso oriente. Si tratta di una tradizione non scritta, derivante dagli Apostoli»
Questa ricca e affascinante interpretazione spiega anche la ragione per la quale chi presiede la celebrazione liturgica prega rivolto verso oriente, proprio come il popolo che vi partecipa. Non si tratta in questo caso, come spesso viene ripetuto, di presiedere la celebrazione volgendo le spalle al popolo, ma di guidare il popolo nel pellegrinaggio verso il Regno, invocato nella preghiera sino al ritorno del Signore.
Tale prassi, minacciata in non poche Chiese orientali cattoliche per un nuovo, recente influsso latino, ha dunque un valore profondo e va salvaguardata come fortemente coerente con la spiritualità liturgica orientale.
(Traduzione italiana e sottolineature di Cantuale Antonianum)
Complete letter in English here.

La tentazione del protagonismo

Intervento del card. A. Malcolm Ranjith:

Il problema è che noi Vescovi e sacerdoti, in quanto esseri umani, siamo tentati dal protagonismo:  metterci al centro ci dà soddisfazione – ciò che chiamo ‘coccolare l’ego’. Con la Messa celebrata versus populum tale tentazione è molto più forte. Con la nostra faccia verso il popolo aumenta la tentazione di essere uno ‘showman’.

In un bell’articolo scritto da un autore tedesco si trova il seguente commento interessante in materia: “Mentre nel passato il sacerdote funzionava come l’anonimo intermediario, primo tra i fedeli, rivolto verso Dio e non il popolo, rappresentante di tutti e con loro offrendo il sacrificio … oggi lui è una persona speciale, con caratteristiche personali, il suo stile personale, la sua faccia rivolta verso il popolo. Per molti sacerdoti questo cambiamento è una tentazione che non riescono a superare … per loro, il livello del loro successo nel protagonismo diventa una misura del loro potere personale e così l’indicatore di un feeling della loro sicurezza e disinvoltura personale” (K. G. Rey, Pubertätserscheinungen in der Katholischen Kirche, – Segni della Pubertà nella Chiesa Cattolica – Kritische Texte, Benzinger, vol. 4, p. 25).

Oggi si nota sempre di più una forte mancanza di consapevolezza di ciò che accade durante la celebrazione eucaristica. Con questo tipo di protagonismo del quale Rey parla, il sacerdote diventa l’attore principale che esegue un’opera teatrale con altri attori su di un palco, e più creativo e attivo egli diventa, più  pensa di essere riuscito ad impressionare gli spettatori e così  trova una soddisfazione personale. Ma dove è Cristo in tutto questo? Lui sembra essere il grande dimenticato!

Intervento completo qui.

Appello alla formazione sui documenti autentici del Concilio

Nella mentalità comune la riforma della liturgia è fondamentalmente intesa come abbandono del latino e celebrazione «verso il popolo». In questi due elementi, certamente i più impattanti sulla massa delle comunità cristiane, si è vista l’essenza quasi della «nuova liturgia» del Vaticano II. Ora, certamente, questi due elementi sono importanti e fortemente caratterizzanti, tuttavia non al punto da escludere la prassi precedente. La non accettazione assoluta delle lingue parlate e dell’orientamento «verso il popolo» è ugualmente illegittima come l’esclusione assoluta del latino e dell’orientamento «ad Deum». È abusivo sia il non riconoscere le conquiste pastorali della riforma che portano la liturgia al popolo, sia l’assurda e indiscriminata eliminazione della lingua latina e del canto gregoriano. La Chiesa nei suoi documenti ha sempre offerto il giusto equilibrio, che purtroppo è mancato ogni volta che si è voluto imporre l’una o l’altra delle due posizioni estreme.

Coloro che attentamente e regolarmente hanno seguito con intelligenza e spirito religioso di obbedienza, senza indulgere a pregiudizi di sorta, lo sviluppo dei documenti magisteriali postconciliari, soprattutto del papa Paolo VI, hanno potuto constatare la gradualità, la prudenza e l’equilibrio dottrinale e pastorale impressi alla attuazione della riforma liturgica. Purtroppo molti, accantonato l’ascolto del Magistero del Papa, si sono acriticamente abbeverati a scuole, movimenti e comportamenti estranei al pensiero della Chiesa o comunque difformi dal modo di intendere la liturgia, proprio della Chiesa. da ciò deviazioni di ogni genere e incalcolabile perdita di tempo e di floride energie. Per questo oggi ci si trova davanti ad un nuovo, urgente appello alla formazione sui documenti autentici del Concilio e sulle edizioni tipiche dei libri liturgici riformati.

Don Enrico Finotti, La liturgia romana nella sua continuità, Sugarco Edizioni 2011

Misa de cara al Señor

P. José María Iraburu (InfoCatólica):

Quiera Dios que en la Iglesia quede establecido que la Misa actual, al modo ordinario, sea coram Domino, sacerdote y fieles orientados todos hacia el altar, hacia la Cruz, bien visible al fondo del ábside o del muro. Si la Misa actual en el modo ordinario se celebrara coram Deo ganaría muchísimo la sacralidad del acto y la significación de la Misa como sacrificio. Ninguna dificultad hay para ello, pues es lo que la Ordenación General del Misal Romano describe. No hay tampoco para ello dificultades materiales importantes, pues en muchos casos, quizá en la mayoría, estando el altar exento, bastaría con que el sacerdote se situara frente al altar, con una gran Cruz enfrente, todos conversi ad Dominum.

Persisten todavía convicciones ideológicas contrarias muy arraigadas y difundidas. Pero cada vez son más, creo yo, los teólogos y liturgistas que reconocen la conveniencia de que, al menos en la Liturgia de la Eucaristía, sacerdote y fieles deben unirse en la oración y la ofrenda en una misma dirección, coram Deo. Uwe Michael Lang llega a estimar que «la recuperación de esa idea es indispensable para la buena salud de la Iglesia de hoy». Pidamos, pues, al Señor que la Misa católica recupere una fisonomía sacrificial mucho más expresada en el signo del altar vuelto hacia Él. «Pedid y se os dará» (Mt 7,7). Todo hace pensar que recibiremos lo que pedimos, pues esa súplica pide lo que Dios está queriendo concedernos.

Artículo completo aquí.

The Basilica of Ss Peter and Paul in Chattanooga, Tennessee (diocese of Knoxville)

From New Liturgical Movement site:

We recently reported on a very nice restoration project at the Basilica of Ss Peter and Paul in Chattanooga, Tennessee, in the diocese of Knoxville, in which three new altars were installed, along with a new reredos for the main sanctuary, and a good deal of carpeting removed from the church’s original hard pine flooring. A final stage of the project has now been completed, with installation of a new tabernacle in the main sanctuary, and the return of the altar rail around it. Fr J. David Carter, the pastor and rector of the basilica, wrote to his parishioners that the altar rail is being used as a way of encouraging people to kneel for the reception of Holy Communion, in the hopes that it will serve to foster belief in and greater reverence for the True Presence of Our Lord in the Blessed Sacrament – feliciter!

Latin Novus Ordo Masses:

11:30 am Sun. – Sung Novus Ordo Mass in English & Latin with schola, incense, ad orientem
1:30 pm Sun. – Sung Novus Ordo Misa en Español & Latín with choir, incense, ad orientem seasonally

The Basilica of Sts. Peter & Paul
214 E. 8th Street, Chattanooga Tennessee
423 266 1618
Website

“Mass Facing the People: A Good Idea?” — Fr. Schmitz

Fr. Mike Schmitz gave a talk at the 2019 FOCUS conference, and here is an excerpt:

Basically, Fr. Schmitz says celebration facing the people leads people to “sit there and watch” Mass—whereas Mass “ad orientem” reminds us we’re called to assist at Mass rather than sit as “detached and silent spectators” (as Pope Pius XI put it).

(source)