“Vatican II, le Concile en questions” par Mgr Marc Aillet

Vatican II, le Concile en questions (Préface du Cardinal Sarah) par Mgr Marc Aillet, évêque de Bayonne, Lescar et Oloron, éd. Artège, 2015, 129 pages, 14 €

Le Concile n’avait pas ordonné pour autant le rejet systématique du latin affirmant même que l’usage de la langue latine, sauf droit particulier, sera conservé dans les rites latins (n° 36, § 1).

Le Concile n’a pas relégué le chant grégorien aux oubliettes: L’Eglise reconnaît dans le chant grégorien le chant propre de la liturgie romaine; c’est donc lui qui, dans les actions liturgiques, toutes choses égales d’ailleurs, doit occuper la première place (n° 116). (p. 78)

L’usage du latin et du grégorien dans la liturgie solennelle demeure indispensable pour réconcilier les fidèles avec l’unique Eglise du Christ qui est la même, aujourd’hui comme hier. (p. 79)

Pour beaucoup, la célébration “face au peuple” c’est l’un des acquis essentiels du Concile. Pourtant, contrairement à des ridées reçues, le Concile n’a rien dit sur la question.

Ces dispositions, comme la messe ad orientem qui n’a jamais été interdite ni par le Concile ni par la réforme liturgique qui s’ensuivit, ne garantissent-elles pas le primat de Dieu et de l’adoration souligné par le concile Vatican II? Ce n’est pas un retour en arrière, mais un retour intelligent à l’équilibre de la Constitution conciliaire Sacrosanctum Concilium voilà tout! (pp. 80-82)

Holy Family church, New York City

In the ad orientem celebration, when Christ comes down upon the altar at the consecration, we are all focused on Him. His presence commands our attention. The priest, as it were, disappears from view and then continues the prayers of the Mass in preparation for then turning to the congregation to offer first the Lord’s peace, and then to show the Eucharistic Lord to his people in preparation for the Lord to feed his flock with the gift of Himself through the hands of his priest.

Most parishioners at Holy Family have serenely adjusted to this change. There have been complaints, but more expressions of thanks and encouragement. Some have not yet grasped that having the priest turn from the congregation towards the Lord is not a deprivation for the worshippers, but is rather meant to re-focus the congregation on Christ.

English report here.

Article en Français ici.

Lors de la célébration ad orientem, quand le Christ descend sur l’autel à la consécration, nous sommes tous rivés à Lui. Sa présence exige notre attention. Le prêtre, en l’occurrence, échappe à la vue, puis continue les prières de la Messe, se prépare à se tourner vers les fidèles pour leur annoncer la paix du Seigneur, et à présenter à Son peuple le Seigneur par l’Eucharistie, en préparation à la nourriture de Son troupeau, don de Lui-même par les mains de Son prêtre.

Les paroissiens de la Sainte Famille se sont, pour la plupart, adaptés à ce changement. Il y a eu des réclamations, mais bien plus de remerciements et d’encouragements. Certains n’ont pas encore bien saisi que le célébrant tourné vers le Seigneur et non vers l’assemblée ne prive pas les fidèles mais leur montre plutôt un retour des paroissiens vers le Christ.

Shrine of Our Lady of Guadalupe, La Crosse, WI (USA)

Shrine of Our Lady of Guadalupe
Santuario de Nuestra Señora de Guadalupe
5250 Justin Road, La Crosse Wisconsin (USA)

Website

Homily by card. Raymond Leo Burke (in English)

Homilía por card. Raymond Leo Burke (en Español)

In order to render yet more perfect the image of the Church as the Mystical Body of Christ, the Holy Mass will now be offered here with the priest and the faithful all facing Our Lord. After the Second Vatican Ecumenical Council, the reform of the Rite of the Mass was widely interpreted to require that the priest, acting in the person of Christ, face the people, but, in fact, such a disposition is not found in the teaching of the Council.
By doing so, we are returning to the ancient practice of the Church. When all face the East, when all face the Lord, during Sacred Worship, the priest does not turn his back to the faithful but rather with them directs himself to Christ Who makes sacramentally present His Sacrifice for our eternal salvation.

A fin de representar todavía más perfectamente la imagen de la Iglesia como el Cuerpo Místico de Cristo, la Santa Misa será ahora ofrecida aquí con el sacerdote y los fieles todos orientados hacia Nuestro Señor. Después del Segundo Concilio Ecuménico Vaticano, la reforma del rito de la Misa fue ampliamente interpretada como necesitando que el sacerdote, actuando en la persona de Cristo, dé la cara al pueblo, pero, en efecto, no se encuentra tal disposición en las enseñanzas del Concilio.
Haciendo así, estamos volviendo a la antigua práctica de la Iglesia. Cuando todos se orientaban al Este, cuando todos se orientaban al Señor. Durante el Sagrado Culto, el sacerdote no vuelve su espalda hacia los fieles sino que, junto con ellos, se dirige hacia Cristo quien hace sacramentalmente presente su Sacrificio por nuestra salvación eterna.

Intervista a Mons. Guido Marini

Giuseppe De Carli: «Il papa ha celebrato messa nella Cappella Sistina con le spalle rivolte al popolo. Chi glielo ha proposto?».

Mons. Guido Marini: «Gliel’ho proposto io. La Cappella Sistina è uno scrigno di tesori. Sembrava inopportuno alterarne la bellezza costruendo un palco artificiale, posticcio. Nel rito ordinario, questo celebrare “con le spalle rivolte al popolo”, è una modalità prevista. Però sottolineo: non si voltano le spalle ai fedeli, bensì celebrante e fedeli sono rivolti verso l’unico punto che conta che è il crocifisso».

Intervista completa qui.

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Congregatio De Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Risposta pubblicata in Notitiae, organo ufficiale della Congregazione
Prot. N° 2036/00/L

(Sull’orientamento dell’Altare, del celebrante e dei fedeli)

Quaesitum

È stato richiesto alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti se l’enunciato del § 299 dell’Institutio Generalis Missalis Romanicostituisca una norma in base alla quale si debba considerare esclusa, nel corso della liturgia eucaristica, la posizione del prete versus absidem.

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, re mature perpensa et habita ratione dei precedenti liturgici, risponde:
Negative et ad mentem, per la quale di deve tenere conto di diversi elementi.

Innanzi tutto occorre ricordare che il termine expedit non costituisce una forma obbligatoria, ma un suggerimento, che riguarda sia la costruzione dell’altare a pariete seiunctum, sia la celebrazione versus populum. La clausola ubi possibile sit tiene conto di diversi elementi come, per esempio, la topografia del luogo, la disponibilità dello spazio, l’esistenza di un precedente altare di valore artistico, la sensibilità della comunità che partecipa alle celebrazioni nella chiesa in questione, ecc.

Si ricorda che la posizione versus populum sembra la più conveniente nella misura in cui rende più facile la comunicazione (cfr. l’editoriale di Notitiaen° 29 (1993), pp. 245-249), ma questo non esclude l’altra possibilità.
Tuttavia, quale che sia la posizione del celebrante, è chiaro che il Sacrificio Eucaristico è offerto a Dio Uno e Trino, e che il prete principale, Sovrano ed Eterno, è Gesù Cristo. È Lui che opera attraverso il ministero del prete che presiede visibilmente come Suo strumento. L’assemblea liturgica partecipa alla celebrazione in virtù del sacerdozio comune dei fedeli, e quest’ultimo, per esercitarsi nella Sinassi Eucaristica, ha bisogno del ministero del prete ordinato.

È necessario distinguere la posizione fisica, particolarmente relativa alla comunicazione tra i diversi membri dell’assemblea, dall’orientamento spirituale e interiore di tutti. Sarebbe un grave errore supporre che l’azione sacrificale sia orientata principalmente alla comunità. Se il prete celebra versus populum, cosa legittima e spesso consigliata, il suo atteggiamento spirituale deve sempre essere rivolto versus Deum per Iesum Christum, in rappresentanza dell’intera Chiesa. È la stessa Chiesa, che assume la sua forma concreta nell’assemblea dei partecipanti, ad essere tutta volta versus Deum, cosa questa che costituisce il suo primario moto spirituale.

Comunque la si voglia giudicare, l’antica tradizione, anche se non fu unanime, prevedeva che il celebrante e la comunità in preghiera si volgessero versus orientem, punto da cui proviene la luce, che è il Cristo. Non sono rare le chiese antiche la cui costruzione è “orientata” in maniera tale che il prete e il popolo, nel corso della preghiera pubblica, si volgessero versus orientem.
Si può ritenere che in presenza di certe difficoltà dovute allo spazio o ad altro, l’abside rappresentasse idealmente l’oriente. Oggi, l’espressione versus orientem equivale spesso a versus absidem, e quando si parla di versus populum non ci si riferisce all’occidente, bensí alla comunità presente.

Nell’antica architettura delle chiese, il posto del Vescovo o del prete celebrante si trovava al centro dell’abside, di modo che egli ascoltava la proclamazione delle letture volto verso la comunità. Ora, questa sede presidenziale non era relativa alla persona del Vescovo o del prete, né alle sue doti intellettuali, né tampoco alla sua personale santità, ma era relativa la suo ruolo di strumento del Pontefice invisibile, che è il Signore Gesú.
Inoltre, quando si tratta di chiese antiche o di grande valore artistico, occorre tenere conto della legislazione civile riguardante i cambiamenti e le ristrutturazioni. Un altare posticcio non sempre può essere una soluzione idonea.

Non bisogna dare importanza eccessiva a degli elementi che nel corso dei secoli hanno subito dei cambiamenti. Ciò che rimane fermo è l’avvenimento celebrato nella liturgia: esso è manifestato attraverso dei riti, dei segni, dei simboli e delle parole, i quali esprimono diversi aspetti del mistero, senza tuttavia esaurirlo, poiché il mistero li trascende tutti. Irrigidirsi su una posizione e “assolutizzarla” potrebbe tradursi nel rifiuto di alcuni aspetti della verità che meritano rispetto e accoglienza.

Vaticano, 25 settembre 2000.
Jorge A. Card. Medina Estévez, Prefetto.
Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo Segretario.

PDF

English translation here.

L’altare verso il popolo. Domande e risposte / 6

Tuttavia ci sono degli studi, come quello rinomato del prof. Otto Nussbaum, nei quali è scientificamente dimostrato che sin dai tempi più remoti ci sono state delle celebrazioni verso il popolo, e che queste fossero anche più antiche.

Articolo completo:

http://romualdica.blogspot.it/2016/08/laltare-verso-il-popolo-domande-e_22.html