Præfatio paschalis II

De vita nova in Christo
Sequens præfatio dicitur tempore paschali.

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R. Dignum et iustum est.
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:
Te quidem, Dómine, omni témpore confitéri,
sed in hoc potíssimum gloriósius prædicáre,
cum Pascha nostrum immolátus est Christus.
Per quem in ætérnam vitam fílii lucis oriúntur,
et regni cæléstis átria fidélibus reserántur.
Quia mors nostra est eius morte redémpta,
et in eius resurrectióne vita ómnium resurréxit.
Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,
totus in orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra glória tua.
Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Præfatio paschalis I

De mysterio paschali
Sequens præfatio dicitur tempore paschali.
In Missa Vigiliæ paschalis dicitur: in hac potíssimum nocte; a die Paschæ et per totam octavam: in hac potíssimum die; alias: in hoc potíssimum.

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R. Dignum et iustum est.
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre:
Te quidem, Dómine, omni témpore confitéri,
sed in hac potíssimum nocte (die) gloriósius prædicáre,
(sed in hoc potíssimum gloriósus prædicáre,)
cum Pascha nostrum immolátus est Christus.
Ipse enim verus est Agnus
qui ábstulit peccáta mundi.
Qui mortem nostram moriéndo destrúxit,
et vitam resurgéndo reparávit.
Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,
totus in orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra glória tua.
Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.

Quando adhibetur Canon romanus, dicuntur Communicántes et Hanc ígitur propria, ut infra.
In Missa Vigiliæ paschalis dicitur: et noctem sacratíssimam celebrántes.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Graduale Romanum 1961 & 1974

Graduale Romanum 1961

(contains all ordinary chants of the Mass, as well as the propers for every day – used in the Vetus Ordo)
(contiene tutti i canti ordinari della Messa, così come i propri di ogni giorno – usato nel Vetus Ordo)

Graduale Romanum 1974

(contains all ordinary chants of the Mass, as well as the propers for every day – used in the Novus Ordo)
(contiene tutti i canti ordinari della Messa, così come i propri di ogni giorno – usato nel Novus Ordo)

Papa Francesco conferma le modalità di ricevere la santa Comunione

Secondo la prassi ecclesiale, il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce.

(Udienza generale del 21 marzo 2018)

Comunione, in ginocchio o in piedi? Che cosa dice la Chiesa

According to ecclesiastical norms, the faithful normally approach the Eucharist in a processional manner, as we have said, and receive Communion standing with devotion, or on their knees as established by the Episcopal Conference, receiving the Sacrament either on the tongue or in the hand, if allowed, as preferred

Comunione sulla mano. Documenti e storia

La pratica della somministrazione della Santa Eucaristia sulla mano è autorizzata dalla Chiesa o semplicemente tollerata? Mons. Laise, unico vescovo argentino a rifiutare pubblicamente tale prassi liturgica, spiega in queste pagine, attraverso minuziose ricerche documentali, come questa pratica sia stata tollerata, e affronta la moderna prassi della Comunione sulla mano dal punto di vista storico, liturgico e pastorale.

Mons. Juan R. Laise, Comunione sulla mano. Documenti e storia, Cantagalli 2016.

Comunione sulla mano e sulla lingua: come la regola sia diventata eccezione e l’eccezione regola

Stefano Fontana su Vita Nuova:

La norma rimane quella della Comunione sulla lingua e la Comunione sulla mano è una eccezione e tale rimane anche se ormai è la pratica largamente più diffusa. Va anche ricordato che la concessione dell’indulto all’inizio era prevista solo per le Conferenze episcopali che avessero già introdotto la comunione nella mano dopo la regola stabilita da Paolo VI nel 1969, ma in seguito le richieste di indulto dilagarono e fu concesso a tutte le Conferenze episcopali che lo richiedevano. È chiaro che fu una forzatura della norma. Infine va anche ricordato che se un vescovo volesse impedire nella sua diocesi la Comunione nella mano in termini di diritto canonico potrebbe farlo.

Articolo completo qui.

Bisogna ripensare il modo di distribuire la comunione

La liturgia è fatta da molti piccoli riti e gesti – ognuno di essi è capace di esprimere questi atteggiamenti carichi di amore, di rispetto filiale e di adorazione verso Dio. Proprio per questo è opportuno promuovere la bellezza, l’appropriatezza e il valore pastorale di una pratica sviluppata durante la lunga vita e tradizione della Chiesa, cioè l’atto di ricevere la Santa Comunione sulla lingua e in ginocchio. La grandezza e la nobiltà dell’uomo, così come la più alta espressione del suo amore verso il suo Creatore, consiste nel mettersi in ginocchio davanti a Dio. Gesù stesso ha pregato in ginocchio alla presenza del Padre.

(Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti)

Saggio completo qui.