Por Monseñor Klaus Gamber
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Auxilia ad Missam in forma ordinaria celebrandam secundum Œcumenicum Concilium Vaticanum II
Por Monseñor Klaus Gamber
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Sollemnitas
Ubi sollemnitas Epiphaniæ non est de præcepto servanda, assignatur, tamquam diei proprio, dominicæ a die 2 ad diem 8 ianuarii occurrenti.
Ad Missam in Vigilia
Hæc Missa adhibetur vespere pridie sollemnitatis sive ante sive post I Vesperas Epiphaniæ.
Ant. ad introitum Cf. Bar 5, 5
Surge, Ierúsalem, et circúmspice ad oriéntem et vide
congregátos fílios tuos a solis ortu usque ad occásum.
Dicitur Glória in excélsis.
Collecta
Corda nostra, quǽsumus, Dómine,
tuae maiestátis splendor illústret,
quo mundi huius ténebras transíre valeámus,
et perveniámus ad pátriam claritátis ætérnæ.
Per Dóminum.
Dicitur Credo.
Super oblata
Súscipe, quǽsumus, Dómine, múnera nostra
pro apparitióne Unigéniti Fílii tui
et primítiis géntium dicáta,
ut et tibi celebrétur laudátio
et nobis fiat ætérna salvátio.
Per Christum.
Ant. ad communionem Cf. Ap 21, 23
Cláritas Dei illuminávit civitátem sanctam Ierúsalem
et ambulábant gentes in lúmine eius.
Post communionem
Sacra alimónia renováti,
tuam, Dómine, misericórdiam deprecámur,
ut semper in méntibus nostris tuæ appáreat stella iustítiæ
et noster in tua sit confessióne thesáurus.
Per Christum.
Adhiberi potest formula benedictionis sollemnis.
Ad Missam in die
Ant. ad introitum Cf. Mal 3, 1; 1 Chr 29, 12
Ecce advénit Dominátor Dóminus;
et regnum in manu eius et potéstas et impérium.
Dicitur Glória in excélsis.
Collecta
Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum
géntibus stella duce revelásti,
concéde propítius, ut, qui iam te ex fide cognóvimus,
usque ad contemplándam spéciem tuæ celsitúdinis
perducámur.
Per Dóminum.
Ubi mos est, pro opportunitate, publicari possunt post Evangelium festa mobilia anni currentis iuxta formulam positam.
Dicitur Credo.
Super oblata
Ecclésiæ tuæ, quǽsumus, Dómine, dona propítius intuére,
quibus non iam aurum, thus et myrrha profértur,
sed quod eísdem munéribus
declarátur, immolátur et súmitur, Iesus Christus.
Qui vivit et regnat in sǽcula sæculórum.
Quando adhibetur Canon romanus, dicitur Communicántes proprium.
Ant. ad communionem Cf. Mt 2, 2
Vídimus stellam eius in Oriénte,
et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum.
Post communionem
Cælésti lúmine, quǽsumus, Dómine,
semper et ubíque nos prǽveni,
ut mystérium, cuius nos partícipes esse voluísti,
et puro cernámus intúitu, et digno percipiámus afféctu.
Per Christum.
Adhiberi potest formula benedictionis sollemnis.
© Copyright – Libreria Editrice Vaticana
Messalino in PDF con letture in lingua italiana (da stampare su fogli A3 fronte/retro)
Missalette in PDF with readings in English (to be printed on A3 sheets, front/back)
De Christo lumine gentium
Sequens præfatio dicitur in Missis de sollemnitate Epiphaniæ. Dici potest, una cum præfationibus de Nativitate, etiam diebus post Epiphaniam usque ad sabbatum, quod præcedit festum Baptismi Domini.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino Deo nostro.
R. Dignum et iustum est.
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
Quia ipsum in Christo salútis nostræ mystérium
hódie ad lumen géntium revelásti,
et, cum in substántia nostræ mortalitátis appáruit,
nova nos immortalitátis eius glória reparásti.
Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus,
sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra glória tua.
Hosánna in excélsis.
Benedíctus qui venit in nómine Dómini.
Hosánna in excélsis.
In sollemnitate Epiphaniæ, quando adhibetur Canon romanus dicitur Communicántes proprium.
© Copyright – Libreria Editrice Vaticana
di Padre Paul Cocard
Prefazione di mons. Athanasius Schneider
Ed. Fede & Cultura
La Comunione sulla lingua aiuta a mantenere la distinzione, ereditata dalla Parola di Dio e dalla Chiesa primitiva, tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Quest’ultimo deputa il prete al compito dell’Eucaristia che ne ha dunque la custodia e la responsabilità. Durante la Messa, l’Eucaristia, la sua celebrazione e la sua distribuzione gli sono affidate. San Giovanni Paolo II aveva sottolineato che il prete ha le mani consacrate per toccare l’Eucaristia.
In questo campo, la Comunione nella mano traduce di fatto una diminuzione e anche un certo rigetto della Fede cattolica nella Presenza reale. È lontano dall’essere neutro: permette al laico di mettersi allo stesso posto del prete nel suo rapporto all’Eucaristia e di smarcarsi da un forte attestato di Fede nella presenza di Cristo sotto le apparenze del pane e del vino consacrato per non riconoscervi che un segno di comunione tra tutti i membri dell’assemblea o, per lo più, un segno di una presenza puramente spirituale del Cristo.
Pfarrer Erwin Reichart – Diözese Augsburg e.V.
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MGR KLAUS GAMBER
PRÉFACE DU CARDINAL JOSEPH RATZINGER
Traduction de Simone Wallon
Éditions Sainte-Madeleine
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Fr. Dwight Longenecker
Like many, I’m critical of the abuses of the new Mass–the dreadful architecture, banal art, saccharine and heterodox music, poor preaching etc etc that too often has gone along with the reforms of the Second Vatican Council, but my point has always been that these are abuses and when you take the Ordinary Form of the Mass–simply what’s in the book–just the words and rubrics–there’s not much wrong with it. Can there be some improvements? Sure, but I’ve asked traditionalists if they can tell me what is so terribly wrong with it–just the words in the book–not all the other abuses and things they don’t like that are associated with Vatican II.
Nobody’s given me a good answer yet.
In keeping with my own view that one should always give the benefit of the doubt and try to find what’s right rather than always find what’s wrong I thought I’d put together this list of what’s GOOD about the Novus Ordo Mass.
(…)
It’s flexible. We’re supposed to honor Latin as the language of our church and it is easy enough to integrate a little or a lot of Latin into the Novus Ordo Mass. It is also flexible musically. You don’t have to use Haagan Daz, hootenany and soft rock music. Learn Gregorian chant and polyphony. It fits.
(…)
It can be celebrated ad orientem, with altar rails, communion administered to the faithful kneeling and on the tongue, well-trained altar servers, good music, vestments, architecture and art. Yes, bland and banal is possible, but so is grand and glorious.
(…)
It’s simple. The plain words and actions of the Novus Ordo provide for a celebration with noble simplicity. Just saying the black and doing the red has a down to earth dignity–not overly ornate and fancy nor banal and vulgar.
Does this mean I am against traditionalists and disapprove of the Extraordinary Form of the Mass? No. It’s good to have both and each should inform the other. A person is most often right in what he affirms and wrong in what he denies. It is possible therefore to be critical of a thing without rejecting it entirely just as it is possible to see the good in a thing without endorsing it 100%.
Read full article here.
Eucharistic Adoration can and should always be conducted with the priest (or the deacon) and the people facing the monstrance together. The priest (or the deacon) can give the Benediction from the people’s side of the altar rather than moving behind the altar.
L’adorazione eucaristica può e dovrebbe sempre essere fatta con il sacerdote (o il diacono) e il popolo rivolti insieme verso l’ostensorio. Il sacerdote (o il diacono) può impartire la benedizione stando sul lato anteriore dell’altare (verso il popolo), senza girarci intorno per andare dietro.
Msgr. Charles Pope
Ecco come abituare meglio il popolo di Dio alla bellezza ed alla naturalezza della postura ad orientem nella Messa
Non si può pretendere che la realtà sia qualcosa di diverso da quello che è. Il fatto è che la maggior parte delle persone considera l’orientamento verso est (ad orientem) come un cambiamento molto grande. Come tale, esso è destinato a essere controverso; presentare argomenti semplicemente accademici non sarà sufficiente per convincere la maggior parte delle persone. Quelli di noi che apprezzano il valore di questo orientamento dovranno fare molto di più per abituare le persone all’idea.
Un ulteriore ostacolo è che non tutti i sacerdoti, anche quelli aperti alla postura ad orientem, sono disposti ad affrontare le ire del loro vescovo in tale materia – e forse questa è una buona cosa. I vescovi moderano la liturgia nelle loro diocesi e i sacerdoti dovrebbero istintivamente voler mantenere l’unità con il loro vescovo. Ci possono essere momenti in cui è meglio che un prete accetti le preferenze del suo vescovo piuttosto che insistere sui suoi diritti. Questa è meno una questione di diritto quanto di prudenza e rispetto. Dopo l’ordinazione, ogni sacerdote promette rispetto e obbedienza al suo ordinario. Quindi, se un vescovo dice che non vuole che la Messa venga celebrata ad orientem come pratica generale, un prete dovrebbe riflettere a lungo e profondamente prima di insistere sul suo diritto a fare quel cambiamento importante nella sua parrocchia.
Avendo tutto questo in mente, mi chiedo se quelli di noi che sostengono l’orientamento verso est per la preghiera eucaristica non potrebbero prendere in considerazione alcuni modi più sottili di abituare i fedeli ad essa. Vi sono numerosi punti nella liturgia e nella pratica liturgica in cui il celebrante rivolge una preghiera a Dio e può rendere la cosa più evidente “girandosi verso” Dio. In alcuni degli esempi che seguono, ipotizzo una sistemazione tradizionale nel presbiterio, in modo tale che il crocifisso sia ben visibile vicino al centro e la sede del celebrante si trovi da un lato ad una certa angolazione rispetto al popolo. Con una tale configurazione, alcuni dei seguenti suggerimenti possono aiutarci a “rivolgerci ad est” e ad abituare le persone alla norma fondamentale secondo la quale dovremmo voltarci verso Dio mentre ci rivolgiamo a Lui.
Il punto in tutti questi esempi è quello di riabituare il popolo di Dio (a piccoli passi) all’opportunità di volgerci insieme verso Dio quando Lo preghiamo.
Leggi l’articolo completo di mons. Charles Pope qui (in inglese).
The fact is, most people see the eastward orientation as a very big change. As such, it is bound to be controversial; simply presenting scholarly arguments isn’t going to be enough to warm many people up to the idea. Those of us who see value in this orientation are going to have to do a lot more to accustom people to the idea.
A further obstacle is that not all priests, even those open to the ad orientem posture, are willing to withstand the ire of their bishop in such a matter—and perhaps that is a good thing. Bishops do moderate the liturgy in their dioceses and priests should instinctively want to maintain unity with their bishop. There may be times when it is best for a priest to accept his bishop’s preference rather than insist upon his rights. This is less a question of law than one of prudence and respect. Upon ordination, every priest promises respect and obedience to his ordinary. Thus, if a bishop indicates that he does not want Mass to be celebrated ad orientem as a general practice, a priest should think long and hard before insisting upon his right to make that consistent change in his parish.
With all this in mind, I wonder if those of us who support the eastward orientation for the Eucharistic Prayer might consider some more subtle ways of acclimating the faithful to it. There are a number of points in the liturgy and in liturgical practice when the celebrant is addressing a prayer to God and can make this more obvious by “facing” God.
Read full article here.