Mi chiedo se l’interdizione della Comunione sulla mano favorisca la suprema legge della Chiesa, che è la salvezza delle anime, o invece finisca con l’ostacolarla. Imporre la Comunione sulla mano – una dispensa, secondo la Memoriale Domini, concessa agli spiriti più moderni e quindi un allontanamento dall’adorazione eucaristica tradizionale – per molti fedeli significa violare la propria coscienza credente. Con quale autorità e con quali frutti? E con quale esito circa il concetto di fede e di coscienza? Se la mia fede eucaristica è fatta di segni esteriori vacui, cui è bene rinunciare davanti a una crisi sanitaria, che valore avranno questa fede e questi segni? Se la mia fede ha come unico elemento l’obbedienza ad autorità locali e nessun altro radicamento in una verità più profonda cui attingere guidati dallo Spirito del Risorto, che solidità e che senso porta con sé tale fede?
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