Ecco come abituare meglio il popolo di Dio alla bellezza ed alla naturalezza della postura ad orientem nella Messa
Non si può pretendere che la realtà sia qualcosa di diverso da quello che è. Il fatto è che la maggior parte delle persone considera l’orientamento verso est (ad orientem) come un cambiamento molto grande. Come tale, esso è destinato a essere controverso; presentare argomenti semplicemente accademici non sarà sufficiente per convincere la maggior parte delle persone. Quelli di noi che apprezzano il valore di questo orientamento dovranno fare molto di più per abituare le persone all’idea.
Un ulteriore ostacolo è che non tutti i sacerdoti, anche quelli aperti alla postura ad orientem, sono disposti ad affrontare le ire del loro vescovo in tale materia – e forse questa è una buona cosa. I vescovi moderano la liturgia nelle loro diocesi e i sacerdoti dovrebbero istintivamente voler mantenere l’unità con il loro vescovo. Ci possono essere momenti in cui è meglio che un prete accetti le preferenze del suo vescovo piuttosto che insistere sui suoi diritti. Questa è meno una questione di diritto quanto di prudenza e rispetto. Dopo l’ordinazione, ogni sacerdote promette rispetto e obbedienza al suo ordinario. Quindi, se un vescovo dice che non vuole che la Messa venga celebrata ad orientem come pratica generale, un prete dovrebbe riflettere a lungo e profondamente prima di insistere sul suo diritto a fare quel cambiamento importante nella sua parrocchia.
Avendo tutto questo in mente, mi chiedo se quelli di noi che sostengono l’orientamento verso est per la preghiera eucaristica non potrebbero prendere in considerazione alcuni modi più sottili di abituare i fedeli ad essa. Vi sono numerosi punti nella liturgia e nella pratica liturgica in cui il celebrante rivolge una preghiera a Dio e può rendere la cosa più evidente “girandosi verso” Dio. In alcuni degli esempi che seguono, ipotizzo una sistemazione tradizionale nel presbiterio, in modo tale che il crocifisso sia ben visibile vicino al centro e la sede del celebrante si trovi da un lato ad una certa angolazione rispetto al popolo. Con una tale configurazione, alcuni dei seguenti suggerimenti possono aiutarci a “rivolgerci ad est” e ad abituare le persone alla norma fondamentale secondo la quale dovremmo voltarci verso Dio mentre ci rivolgiamo a Lui.
- Nella liturgia eucaristica, i riti di ingresso sono condotti dalla sede, che è spesso al lato dell’altare e un po’ angolata verso il popolo. Sebbene il prete sia rivolto giustamente al popolo per salutarlo liturgicamente e per convocarlo al rito penitenziale, non c’è nulla che gli impedisca di rivolgersi al crocifisso e / o al tabernacolo per il Confiteor e / o il Kyrie, quando lui e il popolo implorano insieme la misericordia di Dio.
- Anche per il Gloria, il prete può essere rivolto verso il crocifisso.
- Per la Colletta, il sacerdote può volgersi verso il popolo e dire: “Preghiamo”. Quindi, dopo la pausa silenziosa indicata dalla rubrica, può girarsi visibilmente verso il crocifisso e / o il tabernacolo per offrire la preghiera.
- Alla recita del Credo, non c’è nulla che impedisca al prete di fare qualcosa di simile.
- Alla preghiera dei fedeli, il sacerdote può rivolgersi al popolo per introdurre la preghiera e poi rivolgersi al crocifisso e / o al tabernacolo mentre legge le preghiere (o mentre le preghiere vengono lette da altri).
- La preghiera dopo la comunione può essere condotta in modo simile.
Il punto in tutti questi esempi è quello di riabituare il popolo di Dio (a piccoli passi) all’opportunità di volgerci insieme verso Dio quando Lo preghiamo.
Leggi l’articolo completo di mons. Charles Pope qui (in inglese).