L’attualità immortale del Latino – Intervista a don Roberto Spataro

L’impiego del Latino liturgico “allontanerebbe” il fedele dal Mistero, menomandone la comprensione? Penso che sia proprio il contrario: una lingua “sacra”, diversa da quella profana e quotidiana, aiuta a percepire il senso del Mistero di Dio in modo più adeguato. Inoltre, credo che ci sia un equivoco: il Mistero di Dio rimane sempre oltre la capacità di una completa comprensione razionale e, dunque, di essere comunicato in modo del tutto intellegibile, anche se si usa una lingua vernacolare. La comprensione delle “cose di Dio” è affidata non solo alla ragione ma anche al “cuore” che si nutre di simboli. Ed una lingua “sacra” appartiene al linguaggio simbolico, quello più appropriato alla liturgia. Del resto, fino alla Riforma liturgica postconciliare, generazioni e generazioni di santi hanno partecipato fruttuosamente alla liturgia anche se non “capivano” tutto quello che si diceva. In realtà, capivano molto bene che nella Liturgia avviene qualcosa di bello e grande: la presenza e l’azione di Dio.

Leggi l’intervista completa a don Spataro qui.

When the Path Forward Leads Back

Instead of looking at Christ, [the Church] focuses on herself and that leads her to be concerned about her appearance to the world. The emblematic posture of the bride focused on her mirror instead of on her spouse seems to have found a liturgical expression in the assembly turned in on itself and no longer turned towards the Lord due to the loss of celebration ad orientem. If the Church is more concerned with herself than with her Lord, if she is more focused on the people at Mass than on God, she has become an adulteress, an idolatress.

Read full post by Father Pius Noonan here.

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