di Padre Paul Cocard
Prefazione di mons. Athanasius Schneider
Ed. Fede & Cultura
La Comunione sulla lingua aiuta a mantenere la distinzione, ereditata dalla Parola di Dio e dalla Chiesa primitiva, tra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Quest’ultimo deputa il prete al compito dell’Eucaristia che ne ha dunque la custodia e la responsabilità. Durante la Messa, l’Eucaristia, la sua celebrazione e la sua distribuzione gli sono affidate. San Giovanni Paolo II aveva sottolineato che il prete ha le mani consacrate per toccare l’Eucaristia.
In questo campo, la Comunione nella mano traduce di fatto una diminuzione e anche un certo rigetto della Fede cattolica nella Presenza reale. È lontano dall’essere neutro: permette al laico di mettersi allo stesso posto del prete nel suo rapporto all’Eucaristia e di smarcarsi da un forte attestato di Fede nella presenza di Cristo sotto le apparenze del pane e del vino consacrato per non riconoscervi che un segno di comunione tra tutti i membri dell’assemblea o, per lo più, un segno di una presenza puramente spirituale del Cristo.